Anziani in Toscana, i risultati dell’indagine Passi d’Argento 2017

L'indagine ha coinvolto in regione un campione di 1.200 anziani distribuiti su tutto il territorio


14/12/2018
La sorveglianza Passi d’Argento
Passi d’Argento è un sistema di sorveglianza  nazionale promosso e coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS) e realizzato nelle singole regioni italiane che partecipano al pool nazionale con il proprio campione.
Target dell’indagine sono gli anziani residenti al proprio domicilio, persone di 65 anni o più non ricoverate in una Residenza sanitaria assistita (RSA). La sorveglianza monitora la salute (malattie croniche, non autosufficienza, disturbi psichici o depressivi), ma anche la socialità, le attività di svago e la partecipazione alla vita attiva, il ricorso ai servizi sanitari e sociali e le condizioni abitative ed economiche degli anziani.
L’obiettivo è fotografare e seguire nel tempo l’andamento dei principali indicatori sociali e di salute per produrre evidenze a supporto della programmazione di politiche rivolte agli anziani.

L’indagine in Toscana
La Toscana nel 2017 ha partecipato all’indagine con un campione di 1.200 anziani, rappresentativo della popolazione regionale e delle singole ASL, distribuito per la prima volta su tutto il proprio territorio.
La rilevazione è stata condotta dall’Agenzia regionale di sanità (ARS) della Toscana, su mandato della Direzione Diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione Toscana.
Il tasso di riposta a fine indagine è stato dell’87%.

I risultati in sintesi
I circa 900mila anziani toscani, tra i più longevi in Italia, ritengono di stare abbastanza bene. Solo 1 su 10 giudica negativamente la propria salute e 8 su 10 sono pienamente soddisfatti della vita che conducono. I principali indicatori di salute sono in linea, laddove confrontabili, con i dati nazionali, se non leggermente migliori.
Il 16% degli anziani vive da solo e circa la metà di questi troppo lontano da parenti e/o amici. Le condizioni abitative sono buone, raramente le case hanno problemi strutturali (fredde, umide, piccole ecc.). Circa il 30% ha difficoltà nell’arrivare alla fine del mese con le proprie risorse economiche, percentuale che sale al 55% raggiunti gli 85 anni e al 79% tra chi deve sostenere le spese per una badante.

Il 53% non svolge un’adeguata attività fisica per la propria età, il 16% beve mediamente più di un bicchiere di alcol al giorno (vino, birra o liquori), l’8% è un fumatore, il 9% è obeso e il 2% è sottopeso. I medici raramente consigliano di praticare più attività fisica o bere meno alcol, mentre è frequente il consiglio di smettere di fumare, che ha portato sicuramente un aumento delle cessazioni, in particolare tra gli uomini.
Circa 1 anziano su 4 è caduto nell’ultimo anno. Si tratta di 210mila persone, che hanno prodotto 19mila ricoveri e 29mila fratture. C’è bisogno di puntare maggiormente sulla prevenzione delle cadute, fornendo indicazioni ad anziani e famiglie sui principali fattori di rischio, sulla rimozione degli ostacoli e l’installazione di ausili in ambiente domestico.

Gli anziani con almeno una patologia cronica tra quelle indagate sono 590mila circa, pari al 63%. Le malattie più frequenti sono quelle cardiocircolatorie. Il 4% degli anziani presenta sintomi riconducibili alla depressione e circa il 23% di questi (7.500 persone) non ha affrontato il problema né con familiari né con operatori sanitari o sociali.
In generale, emerge una popolazione in mutamento rispetto al passato. Prima dei 75 anni è raro rilevare problematiche sanitarie e sociali fino ad ora considerate tipiche della terza età (forte aumento delle patologie, perdita dell’autonomia, isolamento sociale), o perlomeno è solo dopo i 75 anni che si manifestano in maniera più evidente. Cronicità e/o sintomi di depressione aumentano in maniera decisa una volta superati i 75 anni. Addirittura la perdita di autonomia è pressoché assente al di sotto di tale età e l’anziano mantiene infatti una vita attiva, rendendosi utile in famiglia e nella società grazie alla cura e al supporto che riesce a dare ad altre persone. Situazioni di isolamento sociale si manifestano più tardi, in maniera più preponderante dopo gli 85 anni.

Dai dati emerge inoltre chiaramente che la famiglia, direttamente o tramite l’assunzione di un/una badante, mantiene ancora il ruolo di protagonista nell’assistenza in caso di non autosufficienza.
I non autosufficienti (residenti al domicilio) sono circa 98.500, pari al 10,7% degli anziani. I servizi territoriali sembrano raggiungerne circa la metà, e quasi sicuramente vedranno aumentare la domanda di assistenza da parte della popolazione nei prossimi anni. A questi vanno aggiunti però i circa 14mila anziani in RSA (non oggetto di questa indagine). Nel complesso, servizi e famiglia riescono a soddisfare il bisogno dell’anziano non autosufficiente.

Tramite il monitoraggio degli stessi indicatori di salute e di ricorso ai servizi, le prossime edizioni di Passi d’Argento potranno aiutare a misurare l’efficacia dei programmi messi in atto ed eventualmente individuare nuove criticità sulle quali spostare l’attenzione dei programmatori regionali.



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