COVID-19: e i bambini?

A cura di: F. Rusconi, AOU Meyer, Ospedale Pediatrico


Anche i bambini si ammalano di COVID-19 ma le infezioni sono meno gravi: questo è in estrema sintesi ciò che emerge dagli articoli finora pubblicati, ancora pochi e che si basano finora soprattutto su casistiche cinesi, anche se qualche segnalazione c’è già anche in Italia.
Un articolo [1] del Chinese Center for Disease Control and Prevention riporta che su 72.314 casi, meno dell’1% riguardano bambini di età inferiore ai 10 anni e un altro 1% persone tra 10 e 19 anni.

La descrizione degli aspetti clinici dei casi confermati si basa finora su poche centinaia di bambini e adolescenti di età inferiore a 18 anni [2,3]: 35% erano asintomatici o presentavano solo un'infezione delle alte vie respiratorie, il restante 65% aveva una diagnosi di polmonite. Tuttavia, trattandosi di casistiche per lo più ospedaliere o comunque di soggetti a stretto contatto con casi familiari sintomatici, è presumibile pensare che le infezioni asintomatiche e lievi fossero - e siano anche nella nostra realtà - molte di più. Ciò è importante perché proprio i bambini potrebbero essere o essere stati più facilmente degli adulti veicoli di infezione, in particolare nei confronti delle persone più anziane (i nonni).

Per ciò che riguarda i sintomi, come nell’adulto è presente febbre, che nel bambino però non è elevata - spesso <38°C -, sintomi respiratori (congestione nasale, tosse, mancanza di fiato ma quest’ultima non frequente) e - forse più caratteristici dei bambini - sintomi gastroenterici quali vomito e diarrea. Del resto COVID-19 è stato riscontrato anche nelle feci e proprio i bambini, per il loro stile di vita, potrebbero più facilmente infettarsi anche per via oro-fecale.

Perché i bambini si ammalino di meno
o abbiano comunque delle forme meno gravi ancora non è chiaro; altre infezioni virali, quali la rosolia o la poliomelite, sono o sono state meno gravi nei bambini rispetto agli adolescenti o agli adulti . Una ipotesi è che sia in gioco la maturità dei recettori virali almeno a livello polmonare, ma al momento rimane una delle ipotesi.

E i neonati? Anche in questo caso poco si sa, ma forse sono all’interno dell’età pediatrica la categoria più a rischio. Sembra, ma i dati sono ancora meno di quelli disponibili nei bambini, che i neonati e i piccoli lattanti siano a maggior rischio di infezioni polmonari anche se non particolarmente impegnative dal punto di vista clinico [4,5]. Ma soprattutto, il problema è come prevenirne l’infezione nel caso in cui la madre sia positiva e sintomatica al parto o poco prima del parto.

Il virus non è stato finora riscontrato a livello della placenta, né del liquido amniotico. Questo è confortante per ciò che riguarda il passaggio verticale dell’infezione madre-feto e neonato. Tuttavia due brevi report [6] hanno recentemente riportato tre neonati con positività alle IgM specifiche, che difficilmente possono avere passato la placenta e che sarebbero quindi indice di un'infezione in utero. Da dimostrare/confermare su casistiche più consistenti, anche perché in altre infezioni da coronavirus (SARS) il passaggio non era mai stato dimostrato.

Per ciò che riguarda la trasmissione dell’infezione al neonato dopo la nascita, ci sono pochissimi casi descritti in Cina di neonati che hanno avuto manifestazioni cliniche a pochi giorni dalla nascita, quando ancora ricoverati, e i primi neonati/ lattanti nati in Italia (a Bergamo e Milano) che hanno contratto l’infezione, quasi sicuramente è avvenuto a domicilio e sono stati poi riospedalizzati. Nei casi italiani l’infezione ha avuto un decorso non grave, ma anche su questo aspetto è necessario disporre di maggiori dati.

Molto dibattutta è stata la gestione della diade madre bambino dopo il parto e l’opportunità che le mamme affette allattino. Il virus non è più stato ritrovato nel latte. Le indicazioni ad interim della Società italiana di neonatologia, pubblicate il 22 marzo [7] e coerenti con quanto raccomandato da OMS, UNICEF, CDC, ISS, si differenziano in base alla situazione clinica della mamma. Se la mamma - positiva o sospetta tale - è asintomatica o paucisintomatica (sintomi lievi) vengono raccomandati rooming-in e allattamento al seno. In caso di mamme con sintomi respiratori e/o con compromissione dello stato generale, si  raccomanda invece separazione, almeno temporanea, del neonato e somministrazione di latte spremuto. In entrambi i casi e quando mamma e neonato sono dimessi - o anche in ospedale se si fa il rooming-in - il problema principale è quello della trasmissione del virus per via respiratoria, per cui è necessario prendere diversi accorgimenti, non sempre facili soprattutto in caso di allattamento (uso mascherina, lavaggio mani, bambino a distanza di sicurezza tranne che durante l’allattamento).

Proprio perché sono disponibili pochi dati, ci sono diverse iniziative in corso, in particolare per ciò che riguarda le infezioni perinatali. L’Istituto superiore di sanità ha avviato uno studio osservazionale di coorte con l’obiettivo di rilevare e analizzare i casi di infezione da virus SARS-CoV-2 nelle donne che, in gravidanza e in puerperio, giungono all’osservazione dei presidi sanitari. Tale studio, a cui ha aderito anche la Regione Toscana, prevede anche la raccolta di campioni biologici materni e fetali per la ricerca del virus e lo studio delle possibili vie di trasmissione materno-fetale dell’infezione. Anche la Società italiana di neonatologia ha previsto la raccolta di dati con compilazione di una scheda online.

Infine, i problemi di COVID-19 non sono solo quelli legati in senso stretto alla salute. Il virus, e tutto ciò che vi è connesso, sta cambiando anche la vita delle famiglie, soprattutto di quelle più fragili. E’ un tema che incomincia a farsi strada anche in letteratura e sui siti istituzionali: alcuni hanno anche delle schede per aiutare i genitori a rapportarsi con i propri figli (vedi ad es. Parenting for Lifelong Health’s COVID-19 resources). 

Bibliografia
  1. Wu Z, McGoogan JM. Characteristics of and Important Lessons From the Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Outbreak in China: Summary of a Report of 72 314 Cases From the Chinese Center for Disease Control and Prevention. JAMA.2020 Feb 24. doi:10.1001/jama.2020.2648.
  2. Dong Y et al.. Epidemiological Characteristics of 2143 Pediatric Patients With 2019 Coronavirus Disease in China. Pediatrics. 2020 Mar 16. pii: e20200702. doi: 10.1542/peds.2020-0702.
  3. Lu X et al. SARS-CoV-2 Infection in Children. N Engl J Med. 2020 Mar 18. doi: 10.1056/NEJMc2005073.
  4. Zeng L et al. Neonatal Early-OnsetInfection With SARS-CoV-2 in 33 Neonates Born to Mothers With COVID-19 in Wuhan, China. JAMA Pediatr. 2020 Mar 26. doi: 10.1001/jamapediatrics.2020.0878.
  5. Wang S et al. A case report of neonatal COVID-19 infection in China. Clin Infect Dis. 2020 Mar 12. pii: ciaa225. doi: 10.1093/cid/ciaa225.
  6. HuijunChenPhDac et al. Clinical characteristics and intrauterine vertical transmission potential of COVID-19 infection in nine pregnant women: a retrospective review of medical records. The Lancet 395, Issue 10226, 7–13 March 2020, Pages 809-815
  7. Società italiana di neonatologia, 22 Marzo 2020. Allattamento e infezione da SARS-CoV-2. Indicazioni ad interim della Società Italiana di Neonatologia (SIN).




Per approfondire

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