Nuovo coronavirus in Toscana, come cambia il profilo dei contagiati e in particolare il luogo di esposizione

a cura di: S. Forni, G.Galletti


Tra il primo aprile e il 4 maggio, ovvero in pieno lockdown, il numero di nuovi contagiati in Toscana è pari a 4.171, ovvero il 43% del totale dei contagiati nella nostra regione ad oggi. Questo periodo è stato contrassegnato dalla riduzione delle mobilità per la maggior parte delle persone, mentre per chi ha continuato a svolgere lavori essenziali grande attenzione è stata posta alle misure di prevenzione del contagio.

Dunque chi sono le persone che si sono contagiate in questo periodo?
Le informazioni a nostra disposizione mettono in luce come in Toscana ad aprile sia aumentata tra i casi la quota di donne, passando da 50% a 60,1%. Inoltre durante il lockdown le persone che hanno contratto l’infezione sono state progressivamente più giovani, con un aumento tra il 20 e i 50 anni. Infine sono aumentate le persone che al momento del tampone si sono rivelate asintomatiche o pauci sintomatiche, a conferma di una diagnosi sempre più precoce.

E dove hanno contratto il virus le persone durante il lockdown?
Nel report dell’ISS[1], relativo a un campione pari al 12% dei casi avvenuti tra il 7 aprile e il 7 maggio, si legge che il 58,4% delle persone ha contratto la malattia in una RSA oppure in una struttura per disabili e l’8,7% in ospedale. Oltre all’ambito di cura, il primo luogo di contagio resta la famiglia, con un 18,3% dei casi, mentre solo il 2,4% dei contagi durante il lockdown è avvenuto in ambito lavorativo. Purtroppo per una grande quota di casi non è disponibile l’informazione relativa al luogo di esposizione: certamente l’indagine epidemiologica necessaria a raccogliere questa informazione richiede tempo e non è sempre facile in particolare per i casi isolati, mentre è realisticamente più semplice per i malati che lavorano o frequentano luoghi connessi con la cura e assistenza, come RSA o ospedale. E’ dunque probabile che tra i casi per cui non abbiamo a disposizione l’informazione su luogo di esposizione siano prevalentemente extra ambito sanitario, cioè contagi in ambito familiare, sociale o lavorativo.

A conferma di questo l’INAIL ci dice che al 4 maggio 37.352 persone avevano contratto il virus nel luogo di lavoro, pari a circa il 17% del totale dei contagi con una quota preponderante di personale sanitario e socio-assistenziale pari al 73,2% del totale. In particolare quasi il 45% dei contagiati su lavoro sono stati tecnici della salute (infermieri), seguiti dal 20% degli OSS e il 13% dei medici.

Figura 1. Contagi sul lavoro da Covid-19 per professione, Italia. Fonte: INAIL
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In Toscana sono circa 2.166 le persone che al 4 maggio avevano contratto Covid-19 sul luogo di lavoro, pari circa al 24% dei contagi totali.

Ma come sono cambiate le dinamiche di contagio nella nostra regione con il lockdown?
Innanzitutto è importante notare che la quota di casi per cui è disponibile una informazione circa il luogo di contagio è pari al 64,4% di casi ed è aumentata tra il primo aprile e il 4 maggio, arrivando al 68%.

Analogamente a quanto visto a livello nazionale tra i casi per cui è noto il luogo di contagio, la quota riconducibile alle RSA è salita al 38% durante il lockdown e al 18,9% per ospedale o altro luogo di cura. Si sono ridotti i contagi in luoghi di lavoro diversi dal sanitario o di aggregazione come bar o condomini, mentre sono leggermente saliti in luoghi chiusi come conventi, carceri, navi. Un quarto dei casi con luogo di esposizione noto segnala un contatto in ambito familiare, e questa quota è rimasta tale anche durante il lockdown.

Gli operatori sanitari contagiati entro il 4 maggio sono pari al 15% dei casi totali: questa quota tra marzo e aprile è passata dall’11% al 19,7%. Fino alla fine di marzo l’86% dei contagi degli operatori sanitari era avvenuto sul lavoro e il 7% in altri ambiti di vita (famiglia, amici, luoghi di aggregazione). Ad aprile la quota di contagi tra gli operatori avvenuti in ambito lavorativo è salita al 94%, con un aumento in particolare tra gli operatori delle RSA/RSD. Un dato che richiede attenzione è il numero di casi che sembrano originati dal contatto con operatore sanitario pari a 435, ovvero il 4,7% del totale. E in 175 di questi il nuovo caso positivo risulta originato in ambito familiare. In altre parole un nuovo caso ogni 10 originato in famiglia deriverebbe dal contatto con un operatore sanitario.

Figura 2. Luogo di esposizione per contagi, Toscana
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Va evidenziato che purtroppo le informazioni sui luoghi di esposizione dei casi sono incompleti, anche se sta aumentando l’attenzione da parte degli operatori che lavorano alle indagini epidemiologiche a riportare questa informazione. In effetti il dato sembra supportato dalla considerazione che una parte importante dei casi in Toscana ha riguardato l’ambito di cura e assistenza, in particolare le RSA in linea col dato nazionale. Questo ha riguardato ospiti e pazienti ma anche operatori sanitari.

Oggi, a due settimane dall’avvio della fase 2 e dai primi allentamenti delle misure di restrizione assunte in Italia a marzo 2020, in Toscana continuano a diminuire i nuovi casi di pazienti Covid-19[3].

A questo punto è chiaro come sempre più attenzione ora deve essere posta nel monitorare l’andamento dell’epidemia, identificare precocemente nuovi focolai infettivi, isolare i nuovi casi e identificare e monitorare i relativi contatti. La circolare ministeriale n. 15279 del 30 aprile 2020 [4] identifica due obiettivi principali che vanno perseguiti:
  1. Mantenere un numero di nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2 stabile ovvero un aumento limitato nel numero di casi nel tempo e nello spazio, che possa essere indagato in modo adeguato e contenibile con misure di controllo locali.
  2. Mantenere o ridurre del numero di casi di trasmissione in strutture che ospitano popolazioni vulnerabili (cluster in ospedali, RSA, altre strutture assistenziali, case di riposo ecc.) e assenza di segnali di sovraccarico dei servizi sanitari. 
La circolare identifica alcuni indicatori che le regioni devono monitorare per controllare la diffusione dell’epidemia in questa fase di allentamento delle misure restrittive:
  1. Indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio (qualità delle informazioni, compliance qualità minima dei sistemi informativi)
  2. indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti
  3. indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari
Potenziare le capacità di monitoraggio dell’andamento dell’epidemia è una delle priorità per affrontare questa fase con sufficiente sicurezza.

Il 6 maggio l’Associazione italiana di epidemiologia ha pubblicato una lettera aperta al Ministro della salute dal titolo “Cosa fare per interrompere la catena dei contagi” [5] e tra i punti che pone all’attenzione identifica "l’adeguamento e potenziamento dei sistemi di sorveglianza nazionale". In particolare viene sottolineato come per comprendere e applicare le misure di contenimento di potenziali focolai epidemici sia essenziale disporre di informazioni uniformi a livello nazionale relative a alcuni aspetti ad oggi poco esplorati quali le informazioni sui luogo di esposizione dei casi e eventualmente sulla loro professione.

E’ dunque evidente l'importanza di mantenere e sviluppare capacità di tracciamento organizzate e tempestive dei nuovi casi, non solo in relazione ai numeri ma anche e soprattutto ai contesti socio economici e di vita a maggior rischio su cui concentrare azioni di controllo.

In una fase due che prevede la riapertura di luoghi di lavoro e frequentazione che ad oggi erano rimasti inaccessibili per il lockdown, queste informazioni risulteranno determinanti per organizzare in modo flessibile e modulare le politiche di contenimento della pandemia.


Silvia Forni, Giacomo Galletti - ARS Toscana




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