Lo stato endemico del virus: in Toscana bene i ricoveri e i decessi, quasi ridotti a zero, attenzione al piccolo rialzo dei casi

A cura di: F.Voller, S.Bartolacci, F.Profili


A 5 mesi dall'avvio dell'epidemia di Sars Cov-2 in Italia ed in Toscana, proviamo a fare il punto sulla diffusione nella nostra regione all’interno del quadro italiano.

Dopo un periodo di costante discesa delle nuove diagnosi che aveva caratterizzato i mesi di maggio e di giugno, dall’inizio di luglio stiamo assistendo ad un piccolo rialzo dei contagi: le infezioni giornaliere registrate in Toscana erano mediamente 5 nell’ultima settimana di giugno, mentre in questi ultimi giorni sono tornate ad essere 11 in media, come a fine maggio.

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La Toscana concorre, assieme alle altre regioni, a raffigurare l’Italia - pur colpita fortemente dal virus come numero di casi ma soprattutto come decessi - come uno dei pochi paesi al mondo in cui la circolazione dell’epidemia sembra essere adesso sotto controllo, nonostante l’attuale maggiore distribuzione dei casi tra le varie regioni rispetto ai mesi scorsi (quando i casi erano più concentrati nelle regioni centro-settentrionali). Se fino a giugno, infatti, oltre la metà dei casi nazionali erano in Lombardia, nell’ultimo mese le diagnosi in questa regione sono diminuite quasi del 40% (da 97 casi dell’ultima settimana di giugno a 61 casi degli ultimi giorni), mentre hanno visto un sostanziale incremento sia il Veneto (da 7 a 39) che l’Emilia-Romagna (da 26 a 41). La forte diminuzione del numero di infezioni in Lombardia è stata sostanzialmente equilibrata dall’incremento registrato in alcune regioni del sud, come la Campania e la Sicilia, in cui si sono verificati alcuni cluster (focolai) di casi.

Il virus sembra aver raggiunto, quindi, il suo “stato endemico di circolazionesul territorio italiano: è una presenza ridotta, ma stabile, nella popolazione, ben rappresentata dalla numerosità dei casi che dall’inizio di giugno si attesta su una media intorno ai 230 casi giornalieri e che oramai tende a non decrescere più, ma piuttosto a risalire leggermente (da 179 casi dell’ultima settimana di giugno ai 260 di questi giorni).

Guardando solo al contesto europeo, che ci interessa direttamente per la libera circolazione dei cittadini all’interno dei paesi UE, Spagna Germania e Francia stanno assistendo ad un rialzo stabile delle infezioni. Spostando l’attenzione ai paesi dell’est europeo, il virus sembra avere preso campo proprio in quei paesi da cui provengono la maggioranza dei cittadini stranieri residenti in Italia: i paesi dell’area dei Balcani come Bulgaria, Romania, Albania. Questo fenomeno, oltre ad alcuni casi di rientro da altri paesi extra UE (Bangladesh, Pakistan, Perù), ha avuto un impatto anche nel piccolo rialzo dei numeri toscani a luglio.

Ma quali sono i tratti caratteristici dell’epidemia dell’ultimo mese in Toscana? Oltre a qualche nuova diagnosi emersa da attività di screening (derivante dalla conferma dei test seriologici o da attività di pre-ospedalizzazione in pazienti giunti al pronto soccorso per cause differenti dal virus), il rialzo dei casi è sempre più spesso legato a nuove diagnosi in persone di rientro da paesi esteri, che hanno generato dei cluster (focolai) in comunità straniere (ad esempio il cluster del comune di Impruneta) o che si sono allargate in modo più diffuso a comunità miste (come ad esempio nel recente cluster del Mugello). La quota di infezioni diagnosticate in cittadini stranieri residenti in Toscana diventa sempre più rilevante nell’ultimo mese (vedi figura sotto).

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Se andiamo però ad analizzare la nazionalità dei casi importati, cioè generati da persone che sono rientrate in Toscana dall’estero, la prima nazionalità rappresentata è ancora quella italiana (vedi figura qui sotto), seguita da quella rumena e poi da quella albanese.

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Come detto, i casi importati hanno spesso generato cluster (focolai) che per adesso i servizi di prevenzione territoriali hanno sempre efficacemente intercettato, tracciando i contatti. Quasi il 70% dei nuovi casi registrati nelle prime due settimane di luglio e quasi il 50% di quelli nelle ultime due settimane provengono da attività di tracciamento dei casi, mentre la quota di nuove diagnosi emerse da pazienti con sintomi diventa nel tempo sempre più risibile.

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La Regione Toscana, come sappiamo, ha cercato di intervenire attivamente su questo fenomeno con due ordinanze regionali, adottando una serie di misure per controllare efficacemente questi focolai ed interromperli sul nascere. Dal 16 luglio presso gli aeroporti di Firenze e di Pisa, e negli ultimi giorni anche presso le stazioni degli autobus a lunga percorrenza, ha istituito delle postazioni di accoglienza, organizzate dai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, per i passeggeri provenienti da aree extra Schengen. Ai passeggeri viene offerto aiuto per compilare il modulo di autocertificazione sul proprio stato di salute, vengono informati circa l’obbligo di stare in isolamento (quarantena) per 14 giorni e vengono registrati i loro dati in modo da poterli tracciare. Inoltre, sempre presso quelle postazioni, è possibile prenotare a domicilio un test sierologico (sui test vedi questo nuovo approfondimento ARS).

Il cambiamento della provenienza dei casi ha modificato molto anche le caratteristiche socio-demografiche: l’epidemia non sembra più quindi interessare la popolazione anziana, o lo fa in modo molto limitato, mentre in ragione della maggiore presenza di cittadini stranieri o della diversità di campionamento, l’età media dei casi è passata dai 60 anni a meno di 40 anni dell’ultimo mese, in un sostanziale equilibrio tra i due generi.

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Altri fattori che hanno influenzato sicuramente il minor coinvolgimento della popolazione anziana è la totale protezione dal contagio dei luoghi di esposizione che avevano caratterizzato l’epidemia nella sua fase iniziale (RSA ed ospedali) e che avevano visto gli anziani particolarmente colpiti. Anche il maggior rispetto delle regole di distanziamento e dell’utilizzo della mascherina in questa fascia d’età, rispetto alla popolazione generale, potrebbe star giocando un ruolo protettivo.

Parzialmente inaspettato è il cambiamento degli stati clinici dei casi almeno dell’ultimo mese: la quota degli asintomatici scende in modo netto (vedi figura qui sotto) in favore degli stati clinici pauci-sintomatici e lievi: questo fenomeno può essere ricondotto all’emergere, come detto, di casi di rientro da paesi esteri, dove l’epidemia di Sars-CoV2 sta sperimentando la sua fase ascendente e dove, quindi, si manifestano più facilmente ancora stati clinici sintomatici.

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Per quanto riguarda sia l'età che lo stato clinico, si tratta in massima parte di variazioni più apparenti che sostanziali, dovute alla capacità di individuare adesso una quota molto maggiore del totale dei contagiati (non solo quindi gli stati gravi) rispetto al passato: gli asintomatici e i giovani venivano infettati anche a febbraio e marzo, ma non venivano contati, se non in piccola parte. La figura (qui sotto) dell’incidenza per età dimostra chiaramente che l’abbassamento dell’età media dei contagiati è dovuto alla forte diminuzione dell’incidenza nella fascia anziana e non all’aumento dei casi tra i giovani.

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Se gli stati sintomatici stanno di nuovo crescendo (pauci sintomatici e lievi), parallelamente - e per fortuna - i pazienti gravi, che necessitano delle cure ospedaliere, sono solo 17 in tutta la Toscana e ad oggi nessun paziente è ricoverato in terapia intensiva. La curva è sempre nella sua fase discendente (vedi figura qui sotto), con un plateau finale dovuto essenzialmente ai tempi lunghi di guarigione da COVID-19.

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I nuovi primi ricoveri sono veramente pochi e rimangono stabili negli ultimi due mesi: 1 nuovo ricovero in media tra gli stati sintomatici nell’ultimo mese.

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Il sistema ospedaliero toscano è tornato quindi ad occuparsi di tutti i pazienti con patologie “classiche” (cardiovascolari innanzitutto,) che nella fase di maggior espansione dell’epidemia, probabilmente per paura, erano rimaste più lontane dai servizi (leggi il nostro approfondimento al riguardo).

I guariti sono quasi l’85% di tutta la casistica. Dalle analisi condotte sui dati della Piattaforma casi covid-19 in Toscana (curata dall’ARS), si rileva che i tempi di guarigione sono molto più lunghi di quello che leggiamo in letteratura: la media è di quasi 40 giorni, al di là della differenza degli stati clinici, e può arrivare fino a 43 gg per i casi clinici gravi.

Rispetto ai decessi, purtroppo ad oggi sono 1.134 le persone in Toscana la cui causa di morte è direttamente attribuibile a Covid 19. La numerosità media giornaliera si è fortunamente abbassata nel corso delle settimane: oramai non arriva in media all’unità, e in 18 giorni dell’ultimo mese non è stato registrato alcun decesso. Questo permette alla Toscana di mantenere un tasso di letalità (deceduti\casi) più basso della media italiana (10,8% contro il 14,2%), ma soprattutto il tasso grezzo di mortalità (deceduti x 100.000 abitanti) è la metà di quello italiano (30,4 x 100.000 contro 58,2 x 100.000). Per approfondire il ruolo di COVID-19 sulla mortalità generale consulta il nostro focus.

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La numerosità dei casi ha riportato la situazione della nostra regione a quella che avevamo sperimentato a fine maggio, ma questo non deve ancora generare ansia e paura. L’effetto dell’innalzamento della temperatura dei mesi estivi non è riuscito a sconfiggere definitivamente il virus, così come avvenne per i virus della stessa famiglia (Sars e Mers): questo essenzialmente perché siamo davanti ad un virus la cui circolazione è praticamente globale nel mondo.
Ovviamente dobbiamo passare un messaggio di attenzione alla popolazione, soprattutto per i mesi dell’autunno, dove sappiamo che la possibile maggiore circolazione del virus, ad esempio anche attraverso l’annunciata riapertura delle scuole, potrà contribuire ad aumentarne la diffusione. Il sistema toscano sembra ben organizzato a monitorare e gestire l’eventuale emergere di nuovi focolai, ma risulta fondamentale continuare a seguire le raccomandazioni di prevenzione: lavarsi costantamente le mani, utilizzare la mascherina in ambienti chiusi ed in presenza di assembramenti, soprattutto per quella fascia di popolazione sotto i 50 anni che fa ancora un po’ fatica ad indossarla regolarmente. Questo potrà darci una grande mano, in attesa dell’arrivo del vaccino.


A cura di: Fabio Voller, Simone Bartolacci, Francesco Profili - ARS Toscana 



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Per approfondire

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