Interpretazione dei test diagnostici per SARS-Cov-2

A cura di: C. Silvestri e C. Stasi


30/6/2020
E’ stato recentemente pubblicato su JAMA Network il viewpoint Interpreting Diagnostic Tests for SARS-CoV-2, che descrive come interpretare i risultati e le variazioni nel tempo di 2 tipi di test diagnostici comunemente usati per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 :
  • la reazione di trascrizione inversa della polimerasi a catena (RT-PCR )
  • IgM e IgG con dosaggi di immunoassorbimento a correlazione enzimatica  (ELISA)

Figura 1. Variazione stimata nel tempo nei test diagnostici per la rilevazione dell'infezione da SARS-CoV-2 in relazione all'insorgenza dei sintomi
immagine test diagnostici JAMA
[Image from: Interpreting Diagnostic Tests for SARS-CoV-2. JAMA. 2020;323(22):2249-2251. doi:10.1001/jama.2020.8259]


Finora, il test più comunemente usato e affidabile per la diagnosi di COVID-19 è stato il test RT-PCR eseguito utilizzando tamponi nasofaringei o altri campioni del tratto respiratorio superiore, prelevati mediante tampone oro-faringeo o, più recentemente, quello salivare.

Nella maggior parte dei soggetti con infezione sintomatica da COVID-19, l'RNA virale, prelevato mediante tampone rinofaringeo, diventa rilevabile già dal primo giorno in cui sono presenti i sintomi, con un picco entro la prima settimana dall'esordio dei sintomi. Questa positività nei casi lievi inizia a diminuire entro la terza settimana divenendo, successivamente, non rilevabile. Al contrario, in pazienti ospedalizzati gravemente malati, la positività della PCR può persistere oltre 3 settimane dopo l'insorgenza della malattia. Tuttavia, un risultato PCR "positivo" riflette solo il rilevamento dell'RNA virale e non indica necessariamente la presenza di virus vitale. In alcuni casi, l'RNA virale è stato rilevato mediante RT-PCR anche oltre 6 settimane dal primo test positivo. Sono stati, inoltre, segnalati casi di positività anche dopo 2 test PCR negativi consecutivi eseguiti a distanza di 24 ore.

In base ai risultati di uno studio svolto su 205 pazienti con infezione da COVID-19 confermata, la positività RT-PCR è risultata più elevata nei campioni prelevati attraverso lavaggio broncoalveolare (93%), seguiti da espettorato (72%), tampone nasale (63%) e tampone faringeo (32%). Dato che la specificità dei test RT-PCR è del 100%, i risultati falsi negativi sono stati riscontrati principalmente a causa di una tempistica inappropriata nella raccolta del campione in relazione all'insorgenza della malattia e ad errori di campionamento, in particolare con i tamponi rinofaringei.

La diagnosi sierologica è particolarmente importante per i pazienti con malattia da lieve a moderata, ma utile anche per identificare le persone immuni e potenzialmente "protette" dall'infezione. Gli anticorpi IgM e IgG sono stati riscontrati positivi già dal quarto giorno dopo l'insorgenza dei sintomi, livelli più elevati vengono riscontrati nella seconda e terza settimana di malattia. La sieroconversione di IgM e IgG si è verificata in tutti i pazienti tra la terza e la quarta settimana di insorgenza della malattia clinica.

Successivamente le IgM iniziano a diminuire e raggiungono livelli più bassi entro la quinta settimana, fino quasi a scomparire entro la settima settimana, mentre le IgG persistono oltre le 7 settimane.

Gli anticorpi IgM e IgG testati mediante ELISA hanno una specificità maggiore al 95% per diagnosi di COVID-19, tuttavia dobbiamo ricordare che possono avere una reattività crociata con SARS-CoV e probabilmente altri coronavirus.

Attualmente, sono stati ampiamente sviluppati e commercializzati test rapidi per la rilevazione degli anticorpi, che possono indicare la presenza/assenza di SARS-CoV-2.

In conclusione, utilizzando le prove disponibili, gli autori hanno delineato una sequenza temporale clinicamente utile di marker diagnostici per il rilevamento di COVID-19. La maggior parte dei dati disponibili riguarda le popolazioni adulte che non sono immunocompromesse, di conseguenza il decorso della positività alla PCR e la sieroconversione possono variare in specifici gruppi di popolazione (fra cui i soggetti asintomatici ed i bambini).

Rimane ancora da stabilire per quanto tempo permanga l'immunità negli individui, sia asintomatici che sintomatici, che hanno contratto SARS-CoV-2.


A cura di:
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana
  • Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi




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